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La donna dei fiori di carta

Primavera 1916, trincea dolomitica del monte Fumo. Jacob Roumann è un medico di guerra austriaco stanco, spossato dall’inutile compito. Nell’ineluttabilità angosciante del conflitto non serve curare ed egli altro non può fare che annotare sul suo taccuino nero le vittime che passano sotto i suoi occhi, un tetro appello.

Una pattuglia di italiani, spintasi troppo oltre le linee, viene catturata e potrebbe essere utile in fase di scambio di prigionieri, ma prima bisogna capire chi sia il più alto in grado del gruppo nemico. A tale scopo il dottor Roumann viene incaricato di interrogare l’italiano nella caverna adibita a cella.

Così, mentre fuori dalla grotta il conflitto tace nella notte di montagna, due uomini si incontrano, e nel flebile fumo di sigarette artigianali, l’austriaco si troverà di fronte un individuo per nulla spaventato, intimorito o alienato dal conflitto, anzi, un uomo che accetterà di rivelare nome e grado, ma solo se il medico saprà rispondere a tre interrogativi.

Chi è Guzman? Chi sono io? E chi era l’uomo che fumava sul Titanic?

Alla sorpresa iniziale per i quesiti si sostituirà il fascino e la curiosità di conoscere sempre i risvolti successivi di una storia che, come una matrioska, ne contiene altre, una narrazione che da un filone principale si diparte in rivoli paralleli per poi riunirsi impastando fantasia e realtà condite di umana empatia. A un tratto Roumann confonderà il protagonista della storia con se stesso, con la sua vicenda di uomo prima corteggiato con regali di fiori di carta e in ultimo di marito abbandonato.

La donna dei fiori di carta è un viaggio nel tempo e nel mondo, è il racconto di una verità custodita in fondo a una leggenda, la ricerca di un nome con cui battezzare una montagna, o semplicemente è una dichiarazione d’amore diretta al cuore di una donna misteriosa.

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