Letti per voi

Un covo di vipere (Il commissario Montalbano Vol. 21)

Il risveglio di Montalbano è accolto dal frizzante fischiettare di un vagabondo riparatosi nottetempo nella sua terrazza.

La successiva telefonata dal commissariato gli annuncia un nuovo caso, l’omicidio del ragioniere Barletta.

Dalle prime indagini Montalbano scopre che la vittima era titolare di un’attività commerciale, vedovo e con due figli. Proprio il colloquio con questi mette sull’avviso il commissario. I due, fratello e sorella, mostrano evidenti segni di incomprensione famigliare, retaggi di screzi e di crepe mai saldate, ed entrambi parlano di un testamento, temendone uno, auspicandone l’altro, il ritrovamento. E di più, a seguito di una perquisizione nell’abitazione del morto, verrà a galla la verità sul fu ragioniere Barletta: strozzino e donnaiolo.

I figli giocano una strana partita, rimbalzandosi responsabilità, addossando colpe l’una all’altro, allungando ombre malevole e aspri sospetti. Tali comportamenti, uniti all’esito a sorpresa dell’autopsia, incuriosirà non poco il commissario.

L’indagine, come una sorta di scala a chiocciola, scenderà affondando nel gorgo di rapporti malati e viscidi e intrecciati in maniera subdola, proprio a mò di un covo di vipere, verso un finale sconvolgente dove il vagabondo del primo giorno rivelerà la verità rispetto alla sua presenza.

L’ultima indagine (in ordine temporale) del commissario Montalbano offre ai lettori una trama lineare e ardita, semplice e complessa, dove ogni filo intrecciato trova corrispondenza nel finale, e nulla rimane irrisolto. L’Autore mescola alla consueta maestria narrativa, elementi di  influenze letterarie e cinematografiche e musicali, tali da arricchire il quadro d’insieme, così da rendere sapido e concreto lo stato d’animo del protagonista, che cammina sul bordo di una tragedia greca in salsa moderna.

Il Maestro propone una delle migliori indagini della serie, disegnando una trama a vite, in cui ogni pagina corrisponde a un giro, a un affondo morboso che scassa la finta superficie perbenista, stesa per celare odori e ombre, per giungere al fine corsa dove, in ultimo, Montalbano dovrà confrontarsi con le sue riflessioni di uomo, e non più di poliziotto, davanti all’olezzo malsano della verità.

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