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Il testamento del Greco

Alessandro Kostas torna dopo vent’anni a Genova, la sua città natale, da dove suo padre l’aveva strappato adolescente, all’indomani della morte della madre, per nasconderlo nella campagna senese.  Un lungo e solitario esilio durante il quale il vecchio Kostas, ex agente segreto conosciuto come il Greco, gli impartisce una lunga e costante lezione di sopravvivenza. Una lezione composta di tattica e tecnica di spionaggio, uso delle armi, difesa personale: insomma una lezione tesa a costruire un soldato. E al termine gli regala il suo prezioso archivio.

Un anno dopo la morte del Greco, il notaio convoca Kostas per leggergli il testamento in cui nero su bianco il giovane scopre come l’incidente in cui è morta la madre, forse proprio un incidente non è stato. Quella rivelazione cos’è, un’esortazione o una sfida a cercare i responsabili?

Kostas rientra a Genova, contatta ex compagni d’armi del padre trovando da una parte appoggio e complicità nella missione e dall’altra una fitta ragnatela di bugie, interessi e traffici illegali e in fondo, forse, l’agognata verità sul delitto della madre. Ma la verità brucia nelle mani e quando la si trova non si è liberi di decidere cosa farne. (citazione dalla quarta di copertina).

Dopo la fortunata serie di Bacci Pagano, l’investigatore dei carruggi, Bruno Morchio, presenta un nuovo personaggio: Alessandro Kostas, figlio del Greco, ex agente del Servizio.

Un racconto ricco di spunti d’azione e di spionaggio, dettagli che fanno della trama quasi una sceneggiatura. Il ritratto del protagonista – solitario e introverso, impacciato nel rapportarsi col mondo a causa della lunga solitudine e di un fisico “oversize” – sembra uscire da un plot cinematografico  in cui l’adolescenza è segnata prima dalla morte della madre, e poi dalla fuga e dalle severe lezioni impartite dal padre, una sorta di tirocinio militare.

L’azione non lascia indietro la prosa a tratti poetica per cui lo stile di Morchio si è fatto conoscere nelle pagine di Bacci Pagano, e nemmeno Genova resta indietro; è lei, in fondo, la vera co-protagonista coi suoi odori e colori, mugugni e suoni che si dipanano tra carruggi e scali portuali e strade dell’entroterra.

Una nota sul nome del personaggio, Kostas: chissà se in questo nome e nel titolo stesso del libro, si nasconde un omaggio al commissario Kostas Charitos, nato dalla penna del romanziere greco Petros Markaris… lo scopriremo solo leggendo!

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