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La grande fuga dell’Ottobre Rosso

Ottobre Rosso, in omaggio alla rivoluzione bolscevica, così la Marina sovietica ha battezzato il nuovo sottomarino, autentico prodigio di ingegneria navale. Dotato di un sistema di propulsione che lo rende silenzioso e quindi irrintracciabile ai sonar delle flotte nemiche, il sommergibile costituisce la più grande minaccia che l’Occidente si sia mai trovato a fronteggiare. Al comando una leggenda della marineria sovietica, il capitano Marko Ramius, un lituano figlio di un eroe del Partito che nel cuore però cova la più terribile delle beffe.

Salpato dal circolo polare Artico, l’Ottobre Rosso dirige verso Cuba per una serie di esercitazioni nelle quali testerà il nuovo motore silenzioso; questi almeno sono gli ordini che il capitano legge all’equipaggio. In verità, il suo obiettivo è ben diverso ed è Ramius stesso a comunicarlo via lettera al ministro della Difesa. Parte così, dal fronte sovietico, una manovra su vasta scala, una vera caccia verso il proprio sottomarino; un tale sforzo bellico non rimane nascosto agli occhi dei satelliti spia americani che riconoscono il potenziale del sottomarino e allertati da tanto movimento si trovano a ragionarne sul reale scopo.

L’ambasciatore sovietico si giustificherà parlando di un’ampia operazione di soccorso, uno dei sommergibili risulta disperso, mentre a Jack Ryan, analista della CIA, sorge un dubbio paradossale: se l’intento del comandante Ramius non fosse quello di attaccare le coste americane, ma al contrario, di defezionare?

Da questo presupposto assurdo muove una partita a scacchi che avrà come campo l’oceano Atlantico e come pedine gli uomini coi loro ideali, valori e sogni.

La grande fuga dell’Ottobre Rosso propone uno scenario politico-militare ai limiti, ma solo oggi è possibile definirlo in tal modo. Pensando invece che la trama è stata scritta in epoca di piena guerra fredda, il mondo diviso in due netti blocchi contrapposti, la proposta risulta avvincente e credibile. Su quest’idea si innesta tutta la capacità narrativa di Tom Clancy che qui, all’esordio della sua carriera da romanziere, già riesce a riprodurre un teatro di operazioni militari in modo realistico, ricco di informazioni, con una sagacia letteraria in grado di coinvolgere il lettore senza essere mai pedante e noioso, ma appassionante.

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