I morti non hanno fretta
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I morti non hanno fretta: La prima indagine del Commissario Santini

È autunno in Versilia, il vento arruffa il mare e il cielo grigio si abbassa sui tetti di Viareggio. Il commissario Santini in sella alla sua amata Bianchi pedala, pregustando, la serata domenicale: cena a base di pesce e partita della Fiorentina.

Il programma però è destinato a essere interrotto dal vicecommissario Diddio, nei cantieri del porto è stato trovato un cadavere.

La scena che si presenta al commissario è di una giovane donna, erede di una famiglia di armatori,  impiccata a una trave del capannone; tutti gli indizi preliminari convergono nel dichiarare “suicidio” la causa del decesso, il movente probabile l’ormai nota crisi economica.

Ma gli indizi, evidenti per Diddio, non convincono il commissario e tra questi uno in particolare proprio non quadra: al collo della vittima non si trova una corda annodata a cappio, ma un pregiato nastro di seta composto di scampoli cuciti tra loro e legati con un nodo che, avrà modo di indagare Santini, nessun esperto pescatore indigeno ha mai visto.

Il commissario si cimenta nell’indagine non autorizzata – il decesso è stato certificato suicidio, non c’è da andare oltre – imbattendosi in strani personaggi, nel cinico ambiente famigliare della vittima, scoprendo come davvero la realtà sia più stupefacente della fantasia.

I morti non hanno fretta segna l’esordio del commissario Santini, un personaggio nuovo nel panorama del giallo, un carattere diverso, per certi versi sorprendente, che rinnova la figura del poliziotto “di carta”. Uomo di mezz’età, introverso, sagace, di battuta tagliente e velenosa per nulla intimorito di mostrarsi sarcastico oltre misura, affronta Viareggio pedalando sulla mitica Bianchi color acquamarina, ritornando ogni sera a casa dove ad attenderlo trova l’anziana madre patita di cruciverba e quiz televisivi.

La penna dell’autore regala un ritratto efficace, un racconto che dosa con misura gli elementi d’intreccio, la riflessione personale che aiuta a delineare il tratto del commissario e il sarcasmo ruvido, tutto amalgamato in una prosa asciutta di capitoli brevi ed essenziali che aiuta il lettore ad apprezzare la trama senza stancare.

Benvenuto Santini!

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