Nelle mani giuste
Letti per voi

Nelle mani giuste

In premessa è l’autore stesso a precisare che la Metafora è la chiave di lettura del romanzo, la Metafora come mezzo per leggere la trama e sovrapporla con ciò che in realtà è davvero accaduto.

Tra il 1992 e il 1993 ebbe luogo ciò che prima la cronaca e poi la storia contemporanea chiamano la stagione delle stragi. Un periodo in cui l’azione terroristica mafiosa, da confinata in un preciso contesto territoriale, si allargò nel continente mirando a ciò che di più prezioso possiede l’Italia, il patrimonio artistico. Il motivo, si saprà in seguito e non tutto purtroppo è ancora noto, è di ricattare il Paese, la classe dirigente in testa, ponendo l’odioso ultimatum – vantaggi in termini di regime carcerario, riduzioni di pena ai condannati – contro il danneggiamento e la distruzione dei beni culturali.

L’intreccio però si complica quando si pone l’interrogativo se tale disegno perverso sia frutto di una mente criminale tout-court o una più subdola macchinazione ordita da mafiosi a braccetto con apparati statali deviati. Allo scopo di destabilizzare l’ordine e di creare nuove basi per… una nuova nazione, un nuovo assetto politico, un colpo di Stato? Per mettere il Paese nelle mani giuste.

La cronaca/storia viene usata dall’autore a mo’ di telaio su cui tessere la trama di questo romanzo/affresco di epoca.

La nota in copertina recita: dove finisce Romanzo Criminale comincia Nelle mani giuste; ciò per i lettori più attenti esemplifica la presentazione del testo. L’autore stesso utilizza personaggi del precedente e fortunato lavoro (Scialoja non più commissario, ma capo dei Servizi, e Patrizia non più puttana ma moglie di un ambiguo e rancoroso agente segreto ed eterna amante dell’ex poliziotto) facendo giocare loro ruoli differenti – gli anni sono passati e la naturale evoluzione si riflette su responsabilità e comportamenti – trovandoli in qualche modo inadatti, impreparati, forse maturi per affrontare sentimenti nascosti per troppo tempo ma che il destino, o uomini che si atteggiano a tale, non faranno mai congiungere. In mezzo, prima e dopo quest’intreccio personale, le vicende metaforicamente narrate di un inciucio tra Stato e antistato, qualcosa che se non fosse accaduto realmente potrebbe anche assomigliare a un discreto thriller.

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