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Racconti di bicicletta. Il ciclismo nella letteratura italiana del Novecento

Racconti di bicicletta è uno studio approfondito e ben condotto, un saggio critico, oserei, in cui il titolo non deve fuorviare. Non tratta aneddoti sportivi, la galleria di ritratti di campioni affermati e idolatrati, non è la sterile rassegna stampa di un evento.

Con Racconti di bicicletta, e soprattutto col sottotitolo che inquadra il tema, Vittorio Pessini riscopre, offrendo, interpreti della letteratura sportiva, e non solo di giornalismo, che chissà quale giuria ha relegato tra i minori.

Perché, giusto per fare un paio di nomi, come si possono considerare autori minori Buzzati e Brera?

Purtroppo è accaduto e accade tutt’oggi, proprio come in una gara ciclistica, che la competizione sviluppi la sua trama badando sempre alla testa della corsa, ai nomi accattivanti per il pubblico e mai alle cosiddette seconde linee, senza le quali, tuttavia, la corsa non avrebbe senso e modo di svolgersi. Alla stessa stregua il giornalismo sportivo, nell’accezione più alta di letteratura sportiva, propone firme celebri incensate e riverite, ma ne dimentica altre che non di meno hanno saputo proporre punti di vista originali, ironici, introspettivi, non limitando il racconto al puro resoconto cronachistico.

Racconti di bicicletta rispolvera autori come Pavolini, intellettuale tra scrittura e impegno politico di regime, un autore che vedeva nel sacrificio del pedale la rappresentazione fisica del coraggio e dell’ardimento fascista, o Campanile, che con la sua prosa ironica, forse surreale per l’epoca, ha saputo essere pungente e puntuale lasciando pezzi di profonda emozione. O Pratolini, che nella cronaca del Giro d’Italia del 1947, narrava la povertà del paese tessendo la metafora della fatica sportiva legata allo sforzo della ricostruzione post bellica.

O i già citati Buzzati, con la sua indagine introspettiva sull’uomo, tema caro all’autore de Il deserto dei Tartari, o il sagace Brera, che tutti ricordano brillante e talentuoso giornalista sportivo; un autore che non disdegnò avvicinarsi e sperimentare anche la scrittura di cinema.

Vittorio Pessini affronta una tematica interessante, forse di nicchia, non lasciandosi travolgere e sviare dalle facili traiettorie delle gesta di Campionissimi o Cannibali.

L’Autore dedica uno sguardo di meticolosa attenzione alla letteratura sportiva, intesa non soltanto come cronaca, ma come anello allacciato al racconto della vita, con un lavoro encomiabile di ricerca delle fonti, di studio e di approfondimento. Un impegno di passione e sacrificio, da cui traspare un’eguale passione sportiva per la bicicletta, un’impresa oscura da gregario, che solo al traguardo gioisce e freme, e senza il quale non esisterebbe il campione.

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