La creuza degli ulivi
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La creuza degli ulivi

Agosto in città, lo scirocco investe Genova con il tipico clima appiccicoso di maccaia, e i pensieri di Bacci Pagano rimbalzano sudati tra due cantoni: la cassetta delle lettere – nell’attesa infruttuosa di una cartolina dalla Grecia dell’ormai ex fidanzata – e la ricerca di un palliativo alla piaga della solitudine. Non trovando la prima, si rifugia nella rubrica telefonica inseguendo nomi e numeri di donne. Proprio mentre fruga tra vecchi recapiti, trovandone alcuni scaduti, ma uno ancora ben valido e subito disponibile all’appuntamento, la chiamata di una nuova cliente lo costringe ad affrontare la realtà. Una donna esigente, forse delirante, senza dubbio gelosa del marito, noto chirurgo maneggione e indagato per loschi traffici con cliniche private. Sembra un’indagine noiosa, più un fastidio che un incarico, oltretutto mentre il mondo cerca a tutti i costi di rilassarsi e scappare dalla morsa dell’estate.

Il pomeriggio al mare in compagnia della ritrovata fiamma scovata nella rubrica termina con una cena informale e una sana notte di sesso, ma il risveglio del giorno dopo porterà in dote la telefonata del commissario, e amico, Totò Pertusiello che lo convoca in qualità di esperto di poesia in una casa rossa sulla creuza degli ulivi. Una ragazza è stata uccisa annegata nella vasca da bagno. Bacci Pagano conosce bene quella casa, così come conosceva la vittima, guarda caso collega della donna con cui ha appena trascorso la notte e, guarda sempre il caso, amante del chirurgo la cui moglie lo ha assoldato il giorno precedente per indagarne la fedeltà. Queste coincidenze, mai fortuite, e altre più pericolose, condurranno l’investigatore alla ricerca dell’assassino scoprendo che non c’è mai una sola verità, mai una sola mente che arma la mano, ma soprattutto che le cose possono andare in un verso e pure in quello opposto.

La creuza degli ulivi, terza indagine della serie Bacci Pagano, l’investigatore dei carruggi, è un racconto ricco di spunti, di godibile e rilassante lettura, in cui troviamo il protagonista alle prese con un nuovo caso, sempre circondato da compagnie sodali, marcati gusti letterari e musicali, di carattere disilluso e schietto immerso nel suo ambiente, la sua città. Perché se c’è un motivo valido per leggere anche solo un racconto della serie nata dalla penna di Bruno Morchio è l’ambientazione. Genova.

La Superba non è un palco, uno sfondo su cui si agitano i personaggi, non è un luogo fatto di strade e incroci che finiscono in porto; o meglio, è tutto questo e ciò aiuta chi conosce i luoghi a seguire l’azione a occhi aperti, ma di più, la città mostra la sua anima, mugugnosa e accogliente, malinconica e distaccata, grigia e profumata… Genova è protagonista della trama, Genova è parte del racconto, è socia alla pari di Pagano.

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