
Quale porta hai aperto?
28 febbraio 2012
Un giorno apri gli occhi e pensi che il mondo ti appartenga. Che tutto ciò che vuoi, che speri, che desideri in qualche modo si realizzerà.
Poi i sogni iniziano a trasformarsi in incubi, e le tue notti si susseguono tutte uguali: un corridoio infinito, porte su entrambi i lati.
È un sogno che si ripete, si ripete, si ripete… Fin quando tu decidi di aprire una di quelle porte e di andare incontro al tuo destino.
Per un anno, per dieci, per venti, non ha importanza. Ciò che ha importanza è il momento in cui il sogno torna a disturbare le tue notti.
E l’ansia inizia a divorare le tue giornate, perché ormai hai capito che il tuo inconscio è già arrivato dove tu non vorresti andare: aprire una porta significa chiuderne un’altra.
Un giorno sei felice e spensierato e pensi che stia andando tutto bene, che i problemi possano essere affrontati e risolti, che la parte migliore della torta ti debba ancora essere servita.
Il giorno in cui ti svegli, invece, e senti il cuore pesante e dolorosamente chiuso… vorresti non esserti svegliato. Perché all’improvviso ricordi che è già successo, che la cappa grigia che sta scendendo a oscurare la tua vita la conosci bene.
Un passo indietro. Devi fare un passo indietro e restare a guardare.
Guardare gli altri andare e venire, muoversi disordinatamente, ridere o piangere.
Quale porta hai aperto? Quale demone ne è uscito e si è impossessato della tua anima?
Tu lo sai benissimo, ma non puoi dirlo a nessuno. Tu puoi soltanto guardare e aspettare.
E nel frattempo, puoi far finta di ridere o di piangere, e constatare che sei proprio bravo a farlo, perché nessuno capisce che qualcosa in te è cambiato.
Quante volte mi è già successo? Troppe. Ogni volta ho dovuto convivere per troppo tempo con il demone che mi masticava il cuore, fin quando, forse sazio o forse io più forte, ho aperto la porta successiva e ho ricominciato a ridere davvero e a piangere davvero.
Non ricordo chi ha detto che la vera solitudine è un abisso che si apre al centro della nostra anima: mi chiedo però quale raggio di sole sarà in grado di raggiungermi.
La porta è stata aperta, il sogno non tornerà per molto tempo, e io dovrò convivere con l’angoscia che conosco bene: l’angoscia di fingere di essere ciò che non sono. Di amare ciò che non amo. Di ridere quando vorrei piangere, di dire che sono felice quando non è vero.
Fare un passo indietro e restare a guardare.
Spettatore infelice di una vita che non mi appartiene più.
